Spesso dovremmo fare delle riflessioni sulla qualità dell’alimentazione in relazione alle complicanze alla nascita ma anche nella gestazione o ancora nella fecondazione. La diffusione della dieta Vegan è un fenomeno recente che segue quella macrobiotica e quella vegetariana. Gli alimenti Vegan oltre ad essere proposti da piccoli negozi ora sono presenti anche nella larga distribuzione. Un post interessante sul gruppo yahoo ‘Cerchi’ ha preso in considerazione il possibile danno da utilizzo di sostanze proteiche vegetali prive di vitamina B12, necessaria allo sviluppo del bambino.
“Lo spunto viene da una conferenza di Robin Lim di molti anni fa nella quale disse di avere notato un aumento delle emorraagie post partum in seguito alla diffusione delle monocolture di riso OGM, più povero dal punto di vista proteico rispetto al riso autoctono indonesiano.
Chi si è avvicinato alla dieta vegetariana è particolarmente sensibile alla questione della varietà nutrizionale perché l’abuso di soia e glutine verso cui si viene inevitabilmente indirizzati, non sembra del tutto salutare. Poco ci è dato di sapere sulla qualità del legume/cereale di partenza dei prodotti utilizzati (ovvero quanta soia OGM entra nei circuiti dell’alimentazione vegana?). Alcune informazioni su come garantire un adeguato apporto di proteine è presentato in questo articolo http://www.scienzavegetariana.it che dice chiaramente come sia impossibile trovare la vitamina B12 in natura e come alcuni analoghi inattivi possano risultare addirittura in competizione con la B12 attiva.
Esistono infatti svariate forme di vitamina B12, ma quelle dotate di attività metabolica sono solo due: la deossiadenosilcobalamina e la metilcobalamina. Tutte le altre forme, chiamate analoghi inattivi, non possono essere utilizzati dall’organismo umano. Esse, oltre ad essere prive di attività metabolica, possono competere con l’assorbimento intestinale della forma attiva e accelerare una situazione carenziale. […]
Bisogna ricordare che nessun cibo vegetale, a meno che non sia addizionato con questa vitamina, costituisce una fonte affidabile di vitamina B12. In questa esclusione rientrano anche i cibi fementati, le alghe e il lievito. Anche se in alcuni di questi cibi è stata documentata la presenza di vitamina B12, tutti vanno considerati fonti non affidabili, sia perché una quota del contenuto di vitamina è costituita da analoghi inattivi, sia perché la parte di vitamina attiva è in quantità minimali e/o estremamente variabili, soprattutto se derivante da contaminazione batterica.
Le donne dovrebbero farsi carico del problema anche in funzione del successivo allattamento e alimentazione del bambino (le carenze di vitamina B possono portare a danni neurologici seri ed irreversibili soprattutto negli organismi in crescita) e dovrebbero avere un’attenzione particolare per la gravidanza fisiologica con una dieta priva o a ridotto contenuto di proteine animali.
L’aumentata sensibilità verso il benessere degli animali non umani e per l’ambiente di conseguenza ha fatto aumentare le persone vegetariane e vegane (diet-etiche) ma per comodità e moda si rischia di assumere una gran quantità di soia (latte, yogurt, budini, tofu) e glutine (seitan ed i vari affettati veg) che non sono in linea con il km zero, non sempre sono bio e non fanno parte della nostra tradizione mentre tutti i cereali ed i tantissimi legumi (piselli, lenticchie, fagioli, ceci, cicercia, fave, nelle loro varianti di forma e colore) ci permetterebbero di coprire il fabbisogno proteico.
La questione della B12 è nota da una ventina di anni; tutti i medici ed i nutrizionisti la consigliano/prescrivono ai vegani .
La carenza di B12 però non è strettamente appannaggio dei vegani; oltre al ridotto apporto, possiamo avere: anemia perniciosa genetica o autoimmune o qualsiasi causa di malassorbimento ed è associata a anemia megaloblastica, eccesso di omocisteina, ridotta piastrinopoiesi.
Se un professionista non possiede familiarità con la nutrizione vegetariana, dovrebbe farsi carico di aiutare la cliente a cercare qualche altro professionista che sia qualificato per assistere la cliente, o indirizzare la cliente stessa verso risorse affidabili.”
In conclusione una dieta vegan (diet-etica) può avere risvolti dannosi solo se intesa come una moda senza i necessari approfondimenti conoscitivi che è necessario avere attraverso un esperto in alimentazione vegetariana.
L’ha ribloggato su Shiatsunaet's Blog.
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